Big G chiede al tribunale americano di poter rendere noto il dettaglio delle richieste fatte dalla NSA negli ultimi mesi: “I nostri utenti devono sapere”
La richiesta presentata al tribunale di Washington è arrivata nel bel mezzo delle proteste per le rivelazioni sulle procedure poco democratiche della National Security Agency sull’accesso ai dati degli utenti di molte aziende big della tecnologia. Pare che l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale formulasse al Foreign Intelligence Surveillance Act le domande di accesso ai database di Apple, Google, Microsoft, Yahoo e di altri brand per monitorare alcuni profili interessanti nell’ottica di procedure di difesa nazionale. Google, che pure non gode di buona fama quando si tratta di privacy dei propri utenti, appellandosi al Primo Emendamento ha chiesto al FISA di poter rendere noto l’ammontare delle richieste ricevute, notizia che non può essere comunicata senza il via libera del particolare tribunale.
Gli utenti devono sapere
“E’ necessaria una maggiore trasparenza, così oggi abbiamo chiesto al FISA di poter pubblicare i numeri complessivi di richieste fatte dalla sicurezza nazionale – ha detto un portavoce di Google – unire le richieste di sicurezza nazionale a quelle sui crimini, come hanno già fatto alcune aziende, sarebbe un passo importante per i nostri utenti“. Il silenzio del FISA nei confronti di Google è eloquente. A differenza delle altre aziende coinvolte, Google conserva un numero di dati aggregati molto più corposo. Entrare in possesso dell’username e password di un iscritto a YouTube vorrebbe dire poter monitorare quello che fa su Google Plus, Chrome o le conversazioni di Gmail, visto che tutte le piattaforme di Google permettono l’accesso con lo stesso account.
Maggiore trasparenza verso gli iscritti
“La reputazione di Google è stata lesa a causa di notizie flase e fuorvianti diffuse dai media” – si legge nella richiesta dell’azienda al FISA. La mossa arriva dopo che altre società del panorama tech coinvolte, tra cui Microsoft, Facebook, Apple e Yahoo hanno rilasciato piccole informazioni circa il numero di richieste di sorveglianza ricevute nell’ambito del programma di monitoraggio governativo. Le informazioni diffuse sinora riguardano solo le richieste di dati fatte da agenzie governative senza mostrare la necessaria distinzione tra procedure globali (come PRISM) e quelle su criminali e terroristi, per un periodo massimo di sei mesi.