La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento di un lavoratore che ha giocato al computer durante l’orario di ufficio per 300 ore l’anno causando un danno economico e di immagine all’azienda
Attenzione a chi spende molte delle sue ore passate in ufficio a giocare al computer perché potrebbe perdere il lavoro. La Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento di un lavoratore che nel 2007 aveva passato dalle 260 alle 300 ore all’anno a giocare ai videogame online provocando un danno economico e d’immagine all’azienda per cui lavorava.
La vicenda
Nel 2010 la Corte d’Appello di Roma avevo dichiarato nullo il licenziamento perché nella lettera di contestazione era citato solo un episodio incriminante, non lasciando così al dipendente la possibilità di difendersi a dovere dalle accuse. Il tribunale capitolino aveva imposto la riassunzione del lavoratore entro tre giorni o, in caso di inadempienza, un risarcimento pari a sei mensilità dell’ultima retribuzione.
La Cassazione ha poi ribaltato la sentenza affermando che “l’addebito mosso al lavoratore di utilizzare il computer in dotazione a fini di gioco non può essere ritenuto logicamente generico per la sola circostanza della mancata indicazione delle singole partite giocate abusivamente dal lavoratore … essendo il lavoratore posto in grado di approntare le proprie difese anche con la generica contestazione di utilizzare in continuazione, e non in episodi specifici isolati, il computer aziendale”.