Secondo le stime dell’Anev si produrebbero 15 milioni di tonnellate di CO2 in meno e si darebbe lavoro a 40mila addetti entro il 2020. La pressione delle lobby del petrolio e il caos normativo ne fermano però la crescita
Domani si celebra in tutta Europa il “Wind Day”, la giornata internazionale dell’eolico. Per l’occasione l’Associazione nazionale energia del vento (Anev) ha organizzato una serie di iniziative per promuovere questa fonte di energia alternativa. In Italia nel 2012 grazie all’eolico sono stati prodotti 13,2 Terawattora di energia che hanno soddisfatto il fabbisogno di 5,2 milioni di famiglie. Inoltre il nostro Paese è il quarto in Europa per impianti installati con con 8.383 Megawatt. Seppur i dati siano decisamente positivi, l’eolico non ha ancora raggiunto il suo massimo potenziale.
La burocrazia frena la crescita
Come ha spiegato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, il ritardo dell’eolico italiano è dovuto alla “burocrazia e un incredibile caos normativo”, oltre alla mancanza di “linee guida” e alla “pressione delle lobby delle fonti fossili”. Se il nostro Paese puntasse davvero sul vento si potrebbero produrre entro il 2020 ben 15 milioni di tonnellate di CO2 in meno e si creerebbero posti di lavoro per circa 40mila addetti. Lo stesso risultato era emerso da una ricerca di Althesis sulle potenzialità sociali e ambientali delle fonti rinnovabili, aspetto su cui il WWF sta facendo pressioni ai governi mondiali.