a cura di Netman
Pochi giorni fa l’AGCOM ha annunciato che nel 2011, per la prima volta da quando il servizio dati è disponibile sui telefonini, i ricavi del traffico internet su rete mobile hanno superato quelli degli sms, in particolare si parla di 2,4 miliardi di euro contro 2,3 degli sms.
Pare quasi che ogni vent’anni debba capitare qualcosa che poi rivoluziona il modo di comunicare tra noi umani, e quindi la notizia del “sorpasso” deve farci riflettere. Infatti il primo “messaggino” della storia fu inviato quasi vent’anni fa (esattamente il 3 dicembre 1992) in inghilterra, e ricordiamo che il servizio SMS nacque quasi per caso, perché si basava su un canale che all’origine avrebbe dovuto essere solo di “supervisione” per poi diventare invece uno dei servizi che invece ha avuto maggior successo in assoluto, creando anche un modo di comunicare totalmente nuovo, grazie all’imposizione dovuta al ridotto numero di caratteri utilizzabili (fonte tra l’altro di innumerevoli analisi da parte di sociologi e psicologi).
La posta elettronica, altro servizio di comunicazione che ci ha cambiato la vita, nacque vent’anni prima nel 1972, quando Ray Tomlinson inventò un sistema in grado di scambiare messaggi fra le varie università connesse attraverso Arpanet, rete primigenia di Internet nata da un progetto militare nel 1969. Aldilà della semplice – e forse troppo banale – spiegazione di una sempre più ampia diffusione di terminali di tipo smartphone e/o tablet e di una sempre maggior disponibilità di banda anche sulla rete mobile, possiamo immaginare che la spiegazione del “sorpasso” possa essere spiegata anche dai nostri bisogni comunicativi che si stanno modificando in modo drastico? Gli account email nel 2011 hanno superato i tre miliardi, di cui il 75% privati, mentre gli utenti di Internet sono poco al di sotto dei due miliardi. Per ogni indirizzo di mail sono stati scambiati quotidianamente ben 105 messaggi, di cui si è calcolato che il 20% circa sono spam.
Sicuramente una spinta alla crescita di account e messaggi è dovuta indirettamente da parte dei social network, perché nel calcolo vengono contate anche le notifiche su essi, e questo sviluppo viene previsto anche per il futuro, considerato che la previsione al 2015 è quella di arrivare a più di quattro miliardi di account email. Sia che stiamo lavorando o meno, che siamo davanti a un computer oppure a uno smartphone, il risultato di tutto ciò è un continuo controllo delle mail ricevute, senza soluzione di continuità; uno stress continuo che non è detto sia positivo verso la nostra produttività individuale o positive relazioni sociali. Anzi, uno studio presentato congiuntamente dall’Università di Berkley e dall’esercito americano alcuni mesi fa sostiene proprio che l’uso “compulsivo” della posta elettronica può essere dannoso e anche fonte di depressione. Consigliano quindi una specie di “terapia disintossicante”, quasi come se si dovesse contrastare una dipendenza da droghe o alcol, ovvero dosare drasticamente le email, arrivando a spedirne al massimo un paio al giorno.
Un mio caro amico mi ha raccontato che durante una sessione formativa nella propria azienda, il docente gli aveva presentato una curiosa ma interessante teoria, relativa alle mail scambiate per lavoro: all’arrivo di una mail l’animale che è in noi fiuta un potenziale pericolo, perché potrebbe trattarsi di un problema in cui si viene coinvolti, quindi nel nostro intimo “alziamo la guardia”. Siccome però, aprendola, statisticamente la maggior parte delle volte è ininfluente, il nostro cervello emette allora delle endorfine che ci fanno stare momentaneamente bene per lo “scampato pericolo”. Ecco allora che ci abituiamo, lentamente ma inesorabilmente, a questa droga naturale e non vediamo l’ora di aprire una mail! Sarà vero? Temo di sì e voi che ne dite? Meditiamo, Gente, meditiamo…:-)
Tratto dall’editoriale della newsletter di DMO. Per iscriverti alla Newsletter registrati al portalecliccando qui
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