Un quotidiano di Hong Kong rilascia un’intervista alla gola profonda della NSA che potrebbe essere già altrove
Si pensava fosse scappato chissà dove, magari in Russia o Islanda, invece Edward Snodwen, la gola profonda del Datagate pare sia ancora a Hong Kong. Da lì ha fatto sapere al South China Morning Post che la NSA non si è mai tirata indietro quando si trattava di spiare governi nemici. Sarebbero infatti oltre 61 mila le intercettazioni avvenute tramite hacking ai danni di centinaia di bersagli, non solo cinesi. Da americano la denuncia di Snowden arriva, come afferma lui stesso per “denunciare l’ipocrisia del governo USA che afferma di non prendere di mira installazioni civili a differenza dei suoi avversari“.
A quando risale l’intervista?
In realtà, nonostante il South China Morning Post abbia pubblicato l’intervista solo da qualche ora, non è detto che risalga effettivamente agli ultimi giorni. Potrebbe essere stata fatta appena Snowden ha inviato i documenti al Guardian e al Washington Post ma anche prima, magari un mese fa visto che il ragazzo è a Hong Kong dal 20 maggio quando fuggi dalle Hawaii. Durante il colloquo di un’ora il 29enne, che le autorità statunitensi hanno confermato essere oggetto di un procedimento penale, ha detto di non sentirsi né un eroe né un traditore, rilasciando precisi commenti sul programma PRISM. A detta dello stesso Snowden, gli Stati Uniti stanno esercitando forti pressioni su Hong Kong per estradarlo, anche se è convinto che la legislazione e le leggi nazionali lo proteggeranno dagli Stati Uniti.
Hacker senza frontiere
“Abbiamo hackerato intere strtutture di rete come fossero enormi router per internet – ha detto Snowden – così da consentirci l’accesso alle comunicazioni di centinaia di migliaia di computer, senza dover violare singolarmente ognuno“. La testata ha rivelato la nuova intervista al ragazzo nello stesso giorno in cui ha parlato Keith Alexander, Direttore della National Security Agency: “Grazie alla nostra sorveglianza abbiamo fermato decine di potenziali attentati terroristici. La raccolta di dati sulle telefonate è spesso necessaria. Come si pensa avvenga la sorveglianza?”