Cosmo smentisce il legame fra Ccsvi e sclerosi multipla

Sclerosi multipla, il nuovo farmaco arriva in Sicilia

Lo studio commissionato dall’Aism conferma che non esiste un legame tra insufficienza venosa cerebrospinale cronica e sclerosi multipla come teorizzato dall’angiologo Paolo Zamboni

Dopo anni di incertezza arriva la conferma che la teoria dell’angiologo dell’Università di Ferrara Paolo Zamboni, che ritiene esista una stretta correlazione tra la insufficienza venosa cerebrospinale cronica (Ccsvi) e la sclerosi multipla, non è verificata. Un intervento di angioplastica venosa per la cura della malattia sarebbe quindi inutile. A dirlo con un elevato grado di certezza sarebbe lo studio Cosmo commissionato dalla Fisma, la fondazione dell’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), quindi dagli stessi pazienti.

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La ricerca

La ricerca ha utilizzato una nuova metodologia d’analisi che prevede che né l’operatore né lettore dei risultati sapessero a chi apparteneva l’esame che stavano valutando e ha riguardato 1.800 tra malati di sclerosi multipla o di altre patologie neurologiche e persone sane. Dai dati è emerso che il 97% delle persone affette da sclerosi multipla non aveva la Ccsvi.

“I dati dello studio Cosmo non lasciano spazio ad alcun tipo di obiezione o dubbio: l’associazione tra Ccsvi e sclerosi multipla non esiste, né all’inizio né nelle fasi progressive della malattia”, afferma Giancarlo Comi, uno dei ricercatori autori dello studio. L’Associazione Ccsvi afferma però che “nessuno studio può autopromuoversi come l’unico e definitivo, in medicina. Nemmeno Cosmo”, cosa che alimenta ulteriormente la diatriba se il metodo Zamboni sia efficace o meno.   

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