Così Google darà i vostri dati all’FBI

Primo passo verso l’obbligo di concedere le informazioni degli utenti alla polizia. Ma in passato Google è riuscita già a svincolarsi 

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Un giudice federale ha ordinato a Google di rispettare le richieste dell’FBI in merito alla condivisione di dati personali dei suoi iscritti. Susan Illston, giudice del distretto di San Francisco, ha respinto il ricorso di Big G in merito ad una richiesta della Federal Bureau of Investigation sulle cosiddette “National Security Letters“, ovvero l’avvio di procedure di indagini che riguardano anche il web e informazioni sensibili dei navigatori. Il problema è che l’FBI ogni anno invia a Google centinaia di richieste per accedere ai profili degli utenti e finora l’azienda di Mountain View era (quasi) sempre riuscita a districarsi, appellandosi all’anonimato della Rete e all’assenza di una precisa regolamentazione in materia di accesso da parte di terzi (anche se organi di polizia).

Di chi sono i dati?

In realtà il giudice Illston aveva rilevato, nel mese di marzo, alcune incongruenze nelle richieste da parte dell’FBI, considerando la presenza di una violazione dei diritti di libertà di parola. Il nuovo ordine del giudice di far rispettare a Google le richieste della Federal pare quindi un controsenso, quasi un’ammissione di colpa nella precedente dichiarazione. Big G non resterà impassibile e probabilmente farà un ulteriore ricorso alla Corte Federale per l’imposizione appena ricevuta. Come ha scritto Cnet, non è la prima volta che un giudice obbliga Google a cedere i dati degli utenti e poi un altro considera la richiesta incostituzionale.

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