Censis: i giovani sempre più digitali cercano conferme sul web

L’Istituto di ricerca ha calcolato che il 90% dei giovani accede alle informazioni in Rete contro il 27,7% degli anziani. Seppur il TG rimanga la fonte d’informazione primaria per entrambi, le nuove generazioni utilizzano i nuovi media soprattutto per cercare conferme alle proprie convinzioni e difficilmente si aprono ad idee nuove

Il Censis ha rilasciato i dati relativi all’accesso all’informazione digitale nel nostro Paese. Sebbene l’Italia sia molto lontana dalle altre nazioni europee per uso e diffusione della Rete (solo la Campania ha eliminato il digital divide) risulta che oltre il 90% dei giovani utilizza il web per informarsi. L’80% dei ragazzi utilizza YouTube e il 54,8% degli under 30 è dotato di smartphone, a conferma della tendenza SMART e convergente degli italiani. Al contrario gli anziani sono ancora restii all’uso delle nuove tecnologie e solo il 24,7% naviga in Rete.

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I TG battono i New Media

A livello di contenuti il Censis ha confermato che il telegiornale rimane la fonte primaria di informazione sia per i giovani (69,2%) sia per gli anziani (80,9%). Le nuove generazioni però utilizzano massicciamente per conoscere ciò che accade nel mondo anche Google (65,7%) e le fonti condivise sui social network (61,5%). I ragazzi infatti hanno la tendenza ad un certo nomadismo in Rete, cercando informazioni su più media senza classificarli in una vera e propria scala gerarchica. “Per loro le notizie apprese da un TG o da un quotidiano – riferisce il Censis – valgono quanto quelle trovate sul web”.

I giovani disincantati cercano conferme

Per l’Istituto di ricerca il nomadismo mediale che caratterizza i giovani italiani li porta a cercare conferme a pensieri che già gli appartengono attraverso la personalizzazione delle proprie ricerche in Rete. “È il rischio del solipsismo di Internet – spiega il Censis – la Rete come strumento nel quale si cercano le conferme di idee, gusti, preferenze che già si possiedono; il conformismo come risultato dell’autoreferenzialità dell’accesso alle fonti d’informazione”.

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