La piattaforma di scambio di Bitcoin, Mt.Gox, è ora inutilizzabile. Gli esperti sono convinti che ciò sia dovuto ad una serie di attacchi hacker che ha causato un’insolvenza milionaria
Non è un bel momento per i Bitcoin. Dopo l’arresto per riciclaggio di denaro su Silk Road di Charlie Ghrem, AD di Bitlnstant.com, arriva una nuova mazzata per la moneta digitale bannata da Apple. Da oggi il sito Mt.Gox, piattaforma di exchange di Bitcoin, è irrangiungibile. Gli esperti sono convinti che il portale abbia chiuso, forse definitivamente, per un’insolvenza di milioni di dollari. Recentemente il servizio diretto da Mark Karpeles, che ha lasciato nei giorni scorsi la Bitcoin Foundation, aveva sospeso le contrattazioni a causa di alcune “attività sospette”. Un documento considerato attendibile che ora circola in Rete sembra fare chiarezza sulla questione.
Lo zampino degli hacker
Nel paper “Crisis Strategy Draft” si afferma che Mt.Gox ha perso negli anni scorsi circa 744mila Bitcoin, per un valore di circa 350 milioni di dollari, a causa di alcuni attacchi DDos come quelli utilizzati sui computer Apple. L’idea per superare questo tragico momento sarebbe “spegnere Mt.Gox per un mese, con una landing page rinominata”, il tutto da realizzarsi entro il 25 febbraio. La piattaforma ritornerebbe online con il nome di Gox e un nuovo management.
Le reazioni
Nel frattempo le aziende dei Bitcoin hanno rilasciato un comunicato congiunto in cui si dichiarano estranee alla vicenda. “Questa tragica violazione della fiducia degli utenti di Mt.Gox è il risultato delle azioni di una società e non riflette la resilienza o il valore di Bitcoin e dell’industria della moneta digitale. Al fine di ristabilire la fiducia venuta meno per l’inottemperanza di Mt.Gox, i responsabili degli scambi di Bitcoin stanno lavorando insieme, impegnandosi per garantire il futuro di Bitcoin e la sicurezza di tutti i fondi dei clienti”.
La vicenda ha avuto ripercussioni anche sul valore della moneta digitale che è crollato al di sotto dei 500 dollari. La stessa cosa era avvenuta dopo i dubbi espressi dall’unione Europea e dalla Cina sulla sicurezza dei Bitcoin.