Antitrust Ue: la proposta di Google sulle ricerche va migliorata

Il commissario europeo per la concorrenza Joaquin Almunia ha presentato alcuni rimedi per migliorare la proposta di Google di etichettare le ricerche

Dal 2010 Google è accusata dall’Unione Europea e dagli inserzionisti di favorire sul proprio motore di ricerca i propri servizi a discapito di quelli dei suoi concorrenti. Per concludere la questione ed evitare sanzioni che possono essere pari al 10% del fatturato, Big G aveva proposto di etichettare i propri servizi evidenziando allo stesso tempo i link ai motori di ricerca verticali dei concorrenti. La proposta è stata ben accolta ma qualcosa deve essere ancora limato.

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La proposta va migliorata

Il Commissario alla concorrenza Joaquin Almunia ha espresso al Parlamento europeo i suoi rimedi per rendere la proposta di Google più accettabile. L’Ue ha iniziato una fase di test in cui si chiede alle aziende di esprimere un parere sull’operato di Mountain View. “Dopo aver analizzato le risposte ricevute, chiederemo probabilmente a Google di migliorare le sue proposte, sicuro al 100%”, ha affermato Almunia.

A Bruxelles sono già pervenute numerose critiche e si è deciso di estendere il periodo di prova fino al 27 giugno. Il motore di ricerca verticale Foundem ha ad esempio affermato che i provvedimenti presi da Google porteranno ad “una potenziale escalation d’abusi, fornendo uno strumento anti competitivo nuovo e immensamente potente” e che molti dei servizi inserzionistici di Big G diverranno a pagamento.

La risposta di Google

Al Verney, portavoce di Google, ha affermato in una nota che Big ritiene che la “proposta alla Commissione Ue affronti le quattro principali obiezioni sollevate (abuso di posizione dominante, degrado del Quality Score, clausole di esclusività e restrizioni alla portabilità). Continuiamo a lavorare con Bruxelles per risolvere il caso”. In Europa i problemi per Google non finiscono qui. Ventisette Garanti della privacy dell’Unione sono pronti a prendere provvedimenti per tutelare i dati personali dei suoi clienti e il consorzio Fairsearch ha accusato Big di utilizzare Android allo scopo di rubare le informazioni degli utenti. Su quest’ultima questione Almunia ha detto di non aver ancora deciso se aprire un’inchiesta formale.

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