Massimo Battistella, CEO di Startdigit, ci ricorda che il dato non è solo business ma anche questione di libertà di scelta
Startdigit è un’azienda nativa di Bassano del Grappa, fortemente incentrata su una gestione sicura del dato. Con alle spalle circa 20 anni di esperienza nel mondo della digital transformation e dematerializzazione, la compagnia nel tempo ha approfondito il suo campo di azione, specializzandosi su una serie di attività che permettono di gestire le informazioni in tutta sicurezza. Ne abbiamo parlato con Massimo Battistella CEO & Founder di Startdigit. «Come evoluzione stessa del mercato IT, evidentemente anche Startdigit ha intrapreso un percorso di innovazione nella propria offerta sul mercato, pur sempre focalizzata sulla difesa del dato e la privacy dei servizi. Abbiamo perfezionato quindi una vision aziendale, poggiata sulla filosofia mirata su un’indagine critica della realtà, almeno all’interno dello scenario di riferimento».
Nell’ultimo decennio, quindi ben prima della crisi sanitaria che ci ha colpito nel 2020, Startdigit fondava il proprio lavoro sul digitale, pensato però in maniera differente da molti competitor. Qui, la parte di digitalizzazione del dato, sin dagli albori del 2000, viene intesa sì come grossa opportunità di ampliare il business, ma con un’attenzione concreta a come tale dato finisce all’esterno, ossia a come si perda, troppo spesso, il controllo dei percorsi che effettua, anche inconsciamente. «Si parla del cloud come della panacea di tutti i mali, certo può esserlo, ma quante imprese si sono mai chieste in che modo vengono manipolate le informazioni sulla nuvola?». Uno scenario che ha vissuto un primo boom soprattutto nel periodo di attivazione della fatturazione elettronica, in cui Startdigit è già calata con Fatturazione elettronica e ordini NSO on premises – soluzione che ha recentemente ha ricevuto il Quality Tag di ANORC attestante la corretta gestione dal punto di vista normativo e di privacy dei documenti fiscali.
La punta dell’iceberg
L’idea di Startdigit va però ben oltre la fatturazione elettronica. Massimo Battistella ci parla, in maniera anche rara per il panorama imprenditoriale italiano, della necessità di riprendere il controllo dei dati non solo dal punto di vista tecnico ma anche etico. «Per garantire al 100% che il cliente abbia l’accesso totale ai suoi dati, offriamo una piattaforma che sia solo on-premise, senza intermediari. Non vuol dire negare il cloud e la sua utilità ma ragionare con maggiore consapevolezza su quando sia meglio sfruttare le potenzialità del cloud e quando tenere il proprio bagaglio informativo in casa. Non lo diciamo solo noi, e non siamo i primi a pensare a una sorta di “umanesimo” del dato; analisti di caratura mondiale hanno già invitato a ridiscutere l’utilizzo senza sosta di piattaforme cloud, in termini di governance».
Startdigit, per tutti questi motivi, ha intrapreso una strategia che sembra un passo indietro, ossia puntare sull’on-premise, ma che in realtà può essere intesa come volontà di controllare meglio, e in maniera più specifica, dove si trovano i propri dati e come questi vengono usati. «Anche la rivoluzione data dal Covid-19 ci ha portato a utilizzare una serie di sistemi di cui conosciamo poco. Dove vanno le nostre conversazioni? I documenti condivisi in chat? Possiamo essere certi che le informazioni divulgate restino davvero private?». Purtroppo no.
La private digital platform
«Vogliamo mettere a disposizione dei clienti il nostro know-how per creare un futuro più trasparente» prosegue il CEO «dove i consumatori non siano passivi ma liberi di decidere a chi dare i propri dati e come far sì che vengano utilizzati. La private digital platform di Startdigit contiene una serie di strumenti software, hardware e risorse di consulenza, per avviare un percorso di adozione tecnologica che tenga maggiormente conto della privacy dei dati. Il tutto, inserito in un cosiddetto private data center, installato in casa propria o sotto forma di private cloud, con macchine anche delocalizzate ma sempre di proprietà del cliente». Dopo che il mercato italiano, tra PMI e grandi aziende, aveva imparato ad affidarsi totalmente al cloud, cosa si ritrova dinanzi Startdigit? «Proprio la pandemia ha contribuito a digitalizzare molti processi che prima non lo erano ma, oltre a ciò, ha anche rimesso al centro dell’attenzione l’importanza della gestione del dato. Non bisogna rinunciare a priori all’opportunità di una realtà ibrida, che non escluda a vicenda gli scenari possibili. Si tratta di business ma serve fare un passo in più, verso un mondo in cui se perdiamo di vista la riservatezza, solo per comodità o pigrizia, diventa poi molto difficile riprendere il possesso di tutto, senza concedere pezzi di libertà».