Internet of Things, un ecosistema da costruire

Come coinvolgere i dipendenti in un ambiente di lavoro ibrido

Il mercato IoT è, tra quelli delle tecnologie che IDC definisce Innovation Accelerator, quello più dirompente ma che impone di ridisegnare l’ecosistema delle partnership, consolidando quelle vecchie e creandone di nuove con attori completamente differenti rispetto al passato

I recenti progressi tecnologici hanno creato un mondo in cui il digitale è diventato la norma. Questa trasformazione nel modo in cui consumiamo prodotti e servizi ha avuto un profondo impatto anche sul modo in cui le aziende creano tali beni. La trasformazione aziendale è diventata un imperativo in un mercato sempre più globalizzato e competitivo, in cui la capacità delle aziende di innovare e di fornire risposte agili alle richieste dei clienti è diventato il fattore chiave per differenziarsi. Tecnologie come cloud, IoT, intelligenza artificiale (AI) e big data, tra le altre, sono i pilastri che aiutano le aziende nel loro viaggio di trasformazione digitale verso un ambiente e un ecosistema sempre più digitali. Alcuni esempi sono: 1) Migliorare l’efficienza della catena di produzione utilizzando l’IA robotizzata; 2) Sfruttare le informazioni dall’analisi dei dati raccolti da una rete di sensori e dispositivi per migliorare i processi interni e favorire l’innovazione del prodotto; 3) Migliorare la salute dei pazienti accedendo ai file medici da remoto.

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LA SFIDA PER I VENDOR

Dal punto di vista organizzativo, l’impatto potenziale sui risultati operativi è innegabile: dal contenimento dei costi di produzione all’identificazione di nuove linee di business. Tuttavia, molte di queste tecnologie, che IDC definisce Innovation Accelerator, non fanno parte delle principali competenze della maggior parte delle aziende, e sia i fornitori ICT che gli utenti finali devono formare una rete di partner su cui poter contare per la consulenza, il supporto e le competenze tecniche. L’IoT, in particolare, è un’opportunità ampia e in crescita, ma presenta sfide per il go-to-market che sono uniche. La natura complessa delle soluzioni IoT implica l’impossibilità per un singolo vendor ICT di fornire ai clienti soluzioni complete end-to-end. Lato cliente sarebbe poi una vera sfida riuscire ad amministrare le diverse relazioni con tutti i differenti fornitori necessari per sviluppare, implementare e gestire autonomamente una soluzione IoT, senza poi dimenticare i problemi legati a complessità, amministrazione, conformità e responsabilità legale.

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Partnership solide e affidabili sono ancora più essenziali per l’IoT e impongono agli end user l’adozione di un nuovo modo di pensare alle relazioni con i fornitori. Quello dell’Internet of Things è un canale meno lineare rispetto al tradizionale. Non riguarda la semplice fornitura di prodotti o servizi, ma l’ingaggio costante e continuo di un ecosistema variegato, dinamico e iperconnesso. Questo ha anche un notevole impatto su come vendor e fornitori di tecnologia si relazionano e interagiscono con i propri partner. Si consideri infatti che una soluzione IoT potrebbe includere soluzioni e servizi da parte delle aziende come fornitori di hardware (chipset, dispositivi, sensori, gateway, server, ecc.); fornitori di servizi di archiviazione e cloud; vendor di software e piattaforme (sia per la gestione dell’abilitazione delle applicazioni sia per la gestione della connettività); esperti di sicurezza; fornitori di connettività; infine systems integrator. A completare lo scenario in cui i nuovi ecosistemi devono operare, si aggiungono skill e competenze che gli operatori del settore devono poter offrire per soluzioni e casi d’uso specifici. Per questo motivo, garantire una strategia di partnership e alleanze coerente diventa cruciale per coloro che cercano di offrire e implementare soluzioni IoT.

Il numero di giocatori in ogni ambito è vasto e capire con quale valore aggiunto ciascuna parte contribuisce e quali partner sono più adatti alla strategia e agli obiettivi di un’azienda non è un compito banale e può rivelarsi più difficile di quanto si possa immaginare. Gli ecosistemi IoT richiedono un alto grado di collaborazione tra più aziende, nuovi modi di collegamento e piattaforme in grado di facilitare lo scambio sicuro di dati e informazioni tra tutti i partecipanti. Creare un ecosistema di questo genere è un percorso che può presentare molti ostacoli anche perché la maggior parte dei player ICT che dovrebbero collaborare opera solitamente in modo competitivo. La pratica di costruire o partecipare agli ecosistemi (nell’IoT e in altre tecnologie) può essere difficile da realizzare.

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VERSO UN ECOSISTEMA IOT

È importante riflettere attentamente su come collaborare negli ecosistemi IoT e, per farlo con successo, è importante capire cosa stanno facendo le altre aziende e come il mercato sta evolvendo. Vendor ICT e partner dell’ecosistema tradizionale che sono stati in grado di creare questo nuovo modello di partnership per lo sviluppo e il deployment di soluzioni IoT stanno già cominciando a trarre i primi benefici, ponendosi in vantaggio rispetto alla concorrenza. È anche importante considerare gli elementi pratici degli ecosistemi IoT: come abilitare i partner, dove trovare supporto nell’ecosistema e come fare i passi verso lo sviluppo di un ecosistema IoT efficace, efficiente e vincente. Le implicazioni normative e sulla privacy dei dati per l’ecosistema IoT è un altro aspetto fondamentale che deve essere preso in considerazione quando si pianifica lo sviluppo di soluzioni IoT.

Sfruttando il potenziale dell’ecosistema iperconnesso, l’Internet of Things offre l’opportunità ai partecipanti di acquisire grandi volumi di dati sui clienti finali e sulle loro preferenze. Tuttavia, bisogna considerare che i dati IoT sono trattati in una rete interconnessa, rendendoli estremamente vulnerabili agli attacchi informatici. Questa può essere una grande sfida per le imprese che vogliono sfruttare il potenziale dell’IoT ed è particolarmente rilevante nel contesto del Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea (GDPR). Tutti i partecipanti a un ecosistema IoT dovrebbero considerare le implicazioni sulla privacy dei dati personali raccolti, memorizzati, elaborati e trasferiti. Dovrebbe esserci un forte senso di responsabilità tra i partecipanti verso la conformità ai severi requisiti di protezione dei dati globali e locali incluso il GDPR. La crittografia avanzata dei database, le forti restrizioni di accesso ai dati basate sui ruoli, la tracciabilità dei dati, la due diligence, il rischio di enormi sanzioni per la violazione, la preparazione per la notifica delle violazioni e le restrizioni di profilazione dovrebbero essere considerazioni importanti negli accordi sugli ecosistemi.

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CONCLUSIONI

Le valutazioni d’impatto sulla privacy, i robusti meccanismi di governance dei dati, la comunicazione trasparente e il consenso esplicito sono fattori che i diversi partecipanti dovrebbero discutere e concordare alla luce del GDPR. La capacità dei diversi partecipanti di affrontare in modo efficace le preoccupazioni su sicurezza, privacy, fiducia e responsabilità sarà significativa per il successo degli ecosistemi IoT. Nuovi programmi e iniziative per i partner stanno pervenendo sul mercato per rispondere a questi requisiti di partnership unici, spaziando da iniziative di vendor ICT che mettono in stretta collaborazione tra loro partner IT differenti, ad attività di partnership B2B dove attori di differenti settori collaborano a stretto contatto (si pensi alla collaborazione tra assicurazioni e produttori di auto e la relativa evoluzione dei servizi offerti fino alle macchine a guida autonoma). Sebbene non possa esistere una descrizione di un ecosistema IoT “perfetto”, esistono alcuni aspetti da prendere in considerazione: creare una cultura dell’ecosistema IoT all’interno delle aziende, consapevoli che da soli non si ottengono i risultati sperati; incoraggiare nuove tipologie di partner e di partnership, allontanandosi dei modelli tradizionali; promuovere una cultura della conformità normativa attraverso tutto l’ecosistema.

Sergio Patano senior research & consulting manager di IDC Italia