Xiaomi intende quotarsi alla Borsa di Hong Kong con una IPO da 100 miliardi di dollari. Sarebbe la seconda offerta di acquisto più alta dopo quella di Alibaba nel 2014
Xiaomi in appena 7 anni è passata dall’essere una sconosciuta startup cinese che copiava il design di Apple a quarto produttore mondiale di smartphone dietro Samsung, l’azienda di Cupertino e Huawei. La società fondata da Lei Jun punta a espandersi ulteriormente all’estero e per farlo ha presentato i documenti per la sua quotazione alla Borsa di Hong Kong con una IPO da record. Entro l’inizio di luglio Xiaomi conta di raccogliere ben 10 miliardi di dollari che, stando alle previsioni degli analisti, gli consentirebbero di raggiungere una valutazione di poco inferiore ai 100 miliardi. Il produttore diventerebbe l’azienda tecnologica cinese più importante dietro a Tencent e Alibaba. Inoltre, la sua IPO sarebbe la più ricca da quando il colosso dell’e-commerce asiatico si è presentato in Borsa nel 2014 con 25 miliardi di finanziamenti.
Xiaomi, che ha realizzato un proprio assistente vocale, ha già conquistato il mercato dei Paesi in via di sviluppo e detiene il primato in India. L’azienda ottiene quasi un terzo del fatturato da queste nazioni ma in realtà il suo margine di profitto non viene tanto dalle vendite di smartphone quanto dal suo ecosistema software, videogiochi e pubblicità. Questa strategia le ha permesso quest’anno di triplicare gli utili rispetto al 2016 arrivando a 1,6 miliardi di dollari. Xiaomi, che sta valutando di spendere una cifra mostruosa per l’acquisizione di GoPro, ha chiesto il sostegno di Morgan Stanley e Goldman Sachs per preparare il suo debutto in Borsa e nonostante abbia intenzione di espandersi in tutto il mondo potrebbe trovare qualche difficoltà a farlo negli Stati Uniti. Il nuovo governo infatti è piuttosto ostile nei confronti delle aziende cinesi come possono testimoniare Huawei e Zte. Il produttore potrebbe anche avere problemi con Pechino e quindi pare che per rasserenare gli animi del governo locale abbia deciso di diventare una tra le prime aziende a scegliere una seconda quotazione alla Borsa di Shanghai o Shenzhen, possibilità appena introdotta dalla Cina per riportare nel paese i colossi della tecnologia.
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