Il governo ha deciso di bannare l’app di messaggistica per incrementare i controlli sulle attività illecite e la sicurezza nazionale
Dopo la Russia, Telegram vietato anche in Iran. Dal 30 aprile il servizio di chat non è più disponibile nel paese, a seguito di un ordine del governo nei confronti degli operatori locali. Questi, hanno dovuto bloccare l’accesso al sito web e all’app e anche i tentativi di utilizzo via reti private, come accaduto in quel di Mosca. Il ban è legittimato ancora una volta dalle motivazioni di difendere la sicurezza nazionale e di contrastare il crimine.
Nei giorni scorsi la TV di stato ha confermato in questo modo la decisione di Teheran: “Considerando i vari reclami contro Telegram da parte dei cittadini iraniani e sulla base delle richieste avanzate dalle organizzazioni di sicurezza che vogliono affrontare le attività illegali perpetrate su di esso, la magistratura ha vietato l’uso delle chat in Iran”.
Cosa succede
La mossa vede circa 40 milioni di utenti rimasti senza accesso ad una delle app che più usavano per le loro comunicazioni. Il governo però, volendo seguire un percorso di digitalizzazione su scala globale, ha già presentato Soroush, una piattaforma alternativa gestita da un organo statale e dunque meno incline a ospitare ribelli, attivisti e qualsiasi altra tipologia di persona contraria alle buone maniere volute dal potere. Come detto, l’Iran non è la prima nazione dove l’uso di Telegram è stato vietato.
In Russia però, l’agenzia addetta al controllo del traffico digitale e analogico si è limitata con l’impedire il funzionamento dell’applicazione ma non dei canali virtuali con cui molti stanno aggirando il ban. Non è dato sapere se anche Mosca arriverà a questo punto ma è sempre più evidente che l’obiettivo della censura non sia diminuire i traffici illeciti ma le forme di dissenso contro la politica che sempre più sfruttano soluzioni di crittografia per organizzarsi e rendere difficili gli arresti.