“Facebook è il simbolo del fallimento del sogno americano”, lo ammette il co-fondatore

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Chris Hughes, co-fondatore della prima versione di Facebook insieme a Mark Zuckerberg, ritiene che il social network sia lo specchio dello squilibrio sociale che caratterizza gli Stati Uniti

Nel febbraio del 2004 due giovani studenti di Harvard, Mark Zuckerberg e Chris Hughes, crearono quella che forse si è rivelata la più grande rivoluzione nei rapporti umani. Ovviamente si parla di Facebook, il social network che conta più di 2 miliardi di utilizzatori in tutto il mondo. In questi mesi la piattaforma è stata attaccata per come ha gestito il fenomeno delle fake news e per l’effetto negativo che può avere sulla psiche dei propri utenti. Hughes ha lasciato la società ai suoi albori in cambio del 2% delle quote (valutate 500 milioni di dollari) e oggi si è unito al coro dei critici rinnegando la sua creatura, diventata a suo parere il migliore esempio del fallimento del sogno americano.

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Hughes nella sua biografia “Fair Shot: Rethinking Inequality and How We Earn” racconta la sua esperienza nell’ideazione di Facebook ma ammette che il social network è diventato qualcosa di molto diverso da quello che sperava. Le dinamiche interne alla piattaforma dimostrano come tutti i vantaggi vadano solo ai vincitori e a coloro che hanno gli strumenti e le possibilità per dominare sugli altri attraverso i post. Tutto il contrario di quello che viene comunemente considerato il sogno americano secondo cui chiunque negli Stati Uniti con impegno e dedizione può raggiungere anche l’obiettivo più ambizioso e impensabile. Hughes sottolinea che gli USA stanno vivendo uno squilibrio sociale che ha raggiunto “livelli mai visti dal 1929”. Molti cittadini “non saprebbero come reperire 400 dollari in caso di emergenza”, scrive il co-fondatore di Facebook, mentre “io sono stato in grado di guadagnare 500 milioni di dollari in 3 anni di lavoro”. Il social network ha quindi la responsabilità di combattere le “corrosive forze online” che minano la democrazia americana.

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Hughes non è l’unica importante figura della storia di Facebook ad aver criticato il social network negli ultimi tempi. Sean Parker, fondatore di Napster ed ex presidente dell’azienda di Menlo Park, ha dichiarato che il servizio volutamente manipola la mente degli utenti per aumentare i ricavi pubblicitari. Chamath Palihapitiya, che in passato si è occupato della crescita degli utenti, ha invece accusato Facebook di essere un pericolo per la stabilità sociale non solo degli USA ma di tutto il mondo.