Google e Uber hanno trovato un accordo extra giudiziario che pone fine alle accuse di furto di proprietà intellettuale da parte dell’app di ride sharing
E’ bastata appena una settimana a Google e Uber per trovare un accordo che ha chiuso la contesa in tribunale sul tema delle self driving car. L’app di San Francisco è stata accusata di aver utilizzato alcune informazioni confidenziali sottratte a Waymo per lo sviluppo dei suoi sistemi Lidar necessari alla scansione dell’ambiente nei pressi dell’auto. Queste sarebbero state rubate da Anthony Levandowski, ex dipendente di Big G e fondatore di Otto, startup acquisita proprio da Uber ad agosto 2016. Le due aziende affermando di aver firmato “un accordo confidenziale” di cui non sono trapelate le cifre. Si ipotizza che l’app di ride sharing abbia sborsato 245 milioni di dollari per l’acquisto del 34% delle quote di Waymo.
La pace è stata confermata dal CEO di Uber, Dara Khosrowshahi, con una nota ufficiale in cui la responsabilità della questione viene scaricata interamente sulle spalle del fondatore ed ex amministratore delegato, Travis Kalanick. “Il mio lavoro come CEO di Uber è quello di impostare il corso per il futuro della società: innovare e crescere in modo responsabile, così come riconoscere e correggere gli errori del passato. Ai nostri amici di Alphabet dico: siamo partner, voi siete importanti investitori di Uber e condividiamo una profonda convinzione nel potere della tecnologia. – scrive il numero uno dell’azienda di San Francisco – Certo, siamo anche concorrenti. E anche se non concorderemo su tutto, siamo d’accordo sul fatto che l’acquisizione di Otto avrebbe potuto e dovuto essere gestita in modo diverso”.
“Per essere chiari, mentre noi non crediamo che qualche segreto commerciale possa essere passato da Waymo a Uber, non pensiamo nemmeno che Uber abbia utilizzato informazioni di proprietà di Waymo per la sua tecnologia di auto a guida autonoma, stiamo lavorando con Waymo per essere certi che il nostro Lidar e il software siano il frutto della nostra collaborazione”, conclude la Khosrowshahi.