Le AMP Stories sono la versione di Google delle Storie di Instagram. Gli utenti potranno vedere contenuti multimediali che scompaiono dopo un lasso di tempo stabilito all’interno delle proprie ricerche
Quando Snapchat ha introdotto le Storie, ovvero i collage di foto e video che scompaiono automaticamente dopo 24 ore, molte altre aziende si sono affrettate a imitarla. Prima Instagram poi Facebook e infine WhatsApp hanno introdotto la stessa funzione nel proprio servizio. Se per il social network fotografico si può dire che la novità è stata un successo senza precedenti, non si può affermare altrettanto per la piattaforma di Menlo Park e l’app di messaggistica più utilizzata al mondo, che in questi giorni sta testando in India i pagamenti tra utenti. Google ha sostanzialmente fallito in ambito social con il suo progetto Google Plus ma pare stia comunque lavorando a una sua versione delle Storie anche se avranno un utilizzo diverso.
Big G ha avviato una sperimentazione di nuova funzione chiamata AMP Stories. The Verge afferma che a partire da oggi alcune testate come People, CNN e SBNation possono creare le proprie raccolte di immagini e contenuti multimediali che compariranno all’interno dei risultati di ricerca. Google descrive le sue AMP Stories come “uno storytelling visivamente ricco, pensato specificamente per il mobile”. La novità è basata sulle “accelerated mobile pages” che consentono di aumentare la velocità di caricamento delle pagine web.
E’ molto probabile che un giorno le AMP Stories diverranno un fattore importante per il posizionamento all’interno del motore di ricerca sempre se Google riuscirà a farle attecchire. Google, che ha finalmente trovato un accordo con Uber che chiude la questione self driving car, ha quindi allestito un apposito fondo per incentivare i suoi partner a realizzare le loro Storie e renderle una realtà consolidata. Per lo stesso motivo almeno nelle prime fasi della sperimentazione i contenuti che si autodistruggono non conterranno annunci pubblicitari.