Dopo tanto parlare di tecnologia blockchain e sue possibili teoriche implementazioni, abbiamo deciso di approfondire il tema da un punto di vista pratico, per capire come questa tecnologia costituisca già oggi un potente abilitatore del business per prodotti open source. Ne abbiamo parlato con Roberto Galoppini, che recentemente ha avviato una collaborazione tra uno dei progetti open più diffusi al mondo (FileZilla), e Storj, un provider di cloud storage blockchain-based.
La blockchain come fattore abilitante dell’open source business
Da quando intorno al 2014 si iniziò a parlare di crypto 2.0 – applicazioni di tipo finance e non, dove anziché utilizzare il mining per forgiare nuove monete e registrare le transazioni sul public ledger, come fa Bitcoin, si utilizzano queste tecnologie per costruire applicazioni distribuite – iniziai a pensare che ci fosse la possibilità di sfruttare le potenzialità che queste avevano da offrire in termini di capacità di creare valore, e come questo potesse sposarsi con il mondo delle applicazioni open, tipicamente esposte al fenomeno del freeloading.
Avendo chiaro il problema che una determinata applicazione risolve – nel caso di FIleZilla ad esempio un tool che consente il trasferimento di file – è stato semplice individuare l’ambito delle soluzioni crypto 2.0 che potessero complementarne l’offerta.
Stabilito quindi che i servizi cloud costituivano il target naturale, la rosa di candidati individuata conteneva MaidSafe, FileCoin, SIA e Storj. Nell’ottobre 2016, quando avviamo una serie di colloqui per scegliere la piattaforma con cui integrare FileZilla, Storj pur godendo di un minor supporto finanziario, da un punto di vista di implementativo, per dimensione della base di utenti e per visione ci sembrò la migliore scelta di Distributed Cloud Storage basata sulla blockchain.
Storj offre un servizio di storage mediante una infrastruttura distribuita in cui, oltre alla ridondanza e la cifratura dei dati, chiunque può essere rimunerato mettendo in condivisione dello spazio disco.
Vantaggi per gli utenti
Grazie alla tecnologia di Distributed Cloud Storage gli utenti di FileZilla possono godere di spazio disco a basso costo la cui confidenzialità è garantita dal protocollo sottostante. Non solo, aderendo al sistema di incentivazione di Storj hanno accesso ad una nuova fonte di reddito.
“In questo modo abbiamo ottenuto il duplice risultato di fornire agli utenti FileZilla nuove funzionalità esclusive, che permettono loro di trarre profitto dalla partecipazione al network, al tempo stesso abbiamo consentito a Storj di raggiungere milioni di utenti, scalando di tre ordini di grandezza”.
Qual è il business model di Storj?
È il primo sistema di archiviazione decentrato criptato end-to-end, che utilizza la tecnologia blockchain e la crittografia per proteggere i file. Storj è al tempo stesso una piattaforma, una criptovaluta ed una suite di applicazioni decentralizzate che consente di memorizzare i dati in modo sicuro e decentrato. I file sono crittografati, suddivisi in file di dimensioni più piccole denominati ‘shards’ e memorizzati in una rete decentrata di computer in tutto il mondo. Nessuno, ha mai una copia completa dei file, nemmeno in forma crittografata.
Storj si è finanziata grazie ad una ICO (Initial Coin Offering) che ne pensi?
La ICO Storj è generalmente riconosciuta come una di quelle con maggior successo nel 2017, avendo raccolto circa 30 milioni di dollari (*). Sebbene le ICO recentemente siano state oggetto di alcune giuste critiche, vale la pena sottolineare come nel caso di Storj il token risulti spendibile per acquistare appunto servizi cloud, diversamente da quanto accade nel caso di altre ICO dove non è molto chiaro a cosa servano i “token” emessi, al di là del loro valore nominale. Per quanto ci riguarda abbiamo apprezzato la scelta di passare da CounterParty ad Ethereum ERC20, considerato che il wallet di CounterParty risultava estremamente datato e, cosa ancora più importante era animato da un ecosistema estremamente limitato (**).
(**) http://blog.storj.io/post/158740607128/migration-from-counterparty-to-ethereum
Roberto Galoppini fonda e vende un open source SI nei primi anni 2000, per qualche anno è consulente strategico per Microsoft, IBM e Suse, nel 2011 diviene Head of Community di una tech media company statunitense dove aiuta centinaia di progetti open a crescere, ora con la sua startup innovativa cura le strategie business per alcuni prodotti open.