La produttrice di chip continua la sua battaglia legale contro Cupertino chiamando in causa la International Trade Commission
L’obiettivo è di quelli difficili e probabilmente impossibili da raggiungere: bloccare le vendite e le esportazioni, dagli USA, degli iPhone. Qualcomm si è legata al dito un’accusa, mossa da Apple a inizio anno, circa una pratica che il produttore di chip attuerebbe per far pagare alla Mela delle royalties più alte rispetto alla concorrenza, dovute per l’utilizzo di parti hardware e brevetti negli smartphone che escono dalle fabbriche partner di Cupertino. Come risposta, qualche mese dopo, è arrivato un lungo documento in cui Qualcomm chiama in causa Apple per l’infrazione di diverse proprietà intellettuali, mai richieste ufficialmente e su cui finora tutti avevano taciuto per la buona continuazione del business. Insomma, il flebile filo che legava le due compagnie si è rotto e adesso è tutta una questione di tribunale.
iPhone 8 è in pericolo?
L’accusa sarebbe tale da vietare la vendita e l’esportazione di iPhone di vecchia e nuova generazione. In totale sono sei i brevetti di cui Apple non avrebbe rispetto la paternità: tra questi la possibilità di estendere la durata della batteria, il trasferimento di dati tramite reti wireless combinate e l’ottimizzazione delle performance a seconda degli usi. Tutti si riferiscono, in un modo o nell’altro, all’ambito del risparmio energetico, un tallone d’Achille di quelli che furono gli iPhone della prima ora. L’esame da parte della US International Trade Commission comincerà ad agosto e con tutta probabilità proseguirà per tutto l’anno sino agli inizi del 2018. Per questo le vendite dell’iPhone 8, in uscita a settembre, non sono in pericolo né dentro che fuori gli Stati Uniti. Non è detto però che qualcosa non possa cambiare nei prossimi mesi qualora il giudizio della commissione non fosse a favore di Qualcomm e dunque di un ban dei melafonini.