Il drone Aquila di Facebook ha imparato ad atterrare

facebook aquila

Il primo tentativo si era concluso miseramente, invece questa volta tutto è filato liscio. Internet per le aree remote è più vicina

Esattamente un anno fa Facebook avviava il primo test in volo di Aquila, il drone con cui far rimbalzare il segnale internet dai satelliti ad aree remote del pianeta. Qui non è possibile, o è molto difficile, realizzare le normali infrastrutture di collegamento seppur vi possano essere molti motivi per farlo. Tra questi non solo il raggiungimento di un utente finale, che vuole viaggiare sul web con il proprio dispositivo, ma anche quello dei terminali atti a studiare il territorio, i cui dati raccolti vanno spediti nel più breve tempo possibile alle centrali e ai tecnici dislocati altrove. Insomma, l’obiettivo di coprire praticamente ogni zona del mondo con una connessione non è banale e Zuckerberg ha i mezzi per farlo.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Fase 2: riuscita!

A giugno il primo tentativo era riuscito a metà. Le difficoltà per Aquila erano giunte sia in partenza ma soprattutto in fase di atterraggio, con uno schianto che non aveva fatto presagire nulla di buono per il drone dall’apertura alare maggiore di un Boeing 737. E infatti è servito un anno per aggiustare la mira e non solo: nuovi sensori, nuovo software di controllo e gestione e un propulsore più moderato, visto che l’obiettivo non è quello di gareggiare con gli atri occupanti dell’aria (velivoli e uccelli) ma di restare su per il maggior tempo possibile, più o meno dai 60 ai 90 giorni. “Abbiamo imparato la lezione – hanno scritto gli ingegneri al lavoro su Aquila all’annuncio della buona riuscita del secondo esperimento che si è concluso a fine maggio (ma di cui siamo a conoscenza solo di recente – il drone non ha il compito di sfrecciare ma di stare in volo a lungo nella stessa area per assicurare l’accesso a Internet”. Non sappiamo ancora quando il progetto di Facebook entrerà nella sua fase a regime ma la sensazione è che servano ancora diversi test prima di mandare per aria il router alato, probabilmente pronto non prima del 2018.

Leggi anche:  Il 40% delle aziende italiane favorisce l'alfabetizzazione dei dipendenti all'AI