La Cina stringe sulla cybersicurezza e le aziende straniere

La Cina promuove una nuova legge che impone alle aziende estere di fornire alle autorità tutti i dati delle loro attività nel Paese

L’infezione globale di Wannacry deve aver messo in allerta la Cina, o meglio, gli ha dato la giusta scusa per l’approvazione di una nuova legge sul tema della cybersicurezza molto più rigida nei confronti delle aziende straniere. La proposta del premier Xi Jinping entrerà in vigore il primo giugno ed ha già suscitato l’indignazione delle Camere di Commercio di numerosi Paesi compresi.

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La Cyber Security Law (CSL) imporrà alle aziende estere di fornire alle autorità tutti i dati relativi alle loro attività in Cina compresi quelli attualmente conservati in server posti al di fuori del Paese. La legge ricorda molto quella promossa da Vladimir Putin per difendere la Russia dai cyberattacchi ma in questo caso è ancora più evidente il tentativo di limitare la liberà di azione delle aziende straniere e colpirle dal punto di vista economico. Il China Daily sottolinea che la legge serve per permettere “alla gente e al Paese di beneficiare di Internet” e che è necessaria visto che la popolazione connessa in Cina è ora “più grande di quella dell’Unione Europea” (730 milioni di utenti attivi). La CSL tratta anche della “raccolta e vendita di informazioni irrilevanti”, in particolare nel campo dell’e-commerce, e stabilisce il diritto di richiedere la “distruzione di informazioni personali in caso di abuso”. Il prossimo passo per la Cina sarà quello di limitare l’utilizzo del Vpn (Virtual Private Network) che consente di aggirare i sistemi di censura governativi.

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L’arrivo della nuova legge ha ovviamente suscitato un coro di proteste da parte di attivisti e aziende che operano in Cina. Si ritiene infatti che la CSL “aggiungerà oneri costosi, restringerà la competizione, ridurrà la sicurezza dei prodotti e metterà a rischio la privacy dei cittadini cinesi”. Nel peggiore dei casi l’analista Sarah Cook prevede che ci sarà un vero e proprio esodo dai social media e un aumento degli arresti di cittadini basati sui dati forniti dalle società di Internet. Anche i media privati potrebbero risentire di un maggiore controllo da parte del governo.