Samsung ha ottenuto il brevetto per un telefonino dotato di due display, uniti da una cerniera. Scelta azzardata ma forse vincente
Si sente parlare da anni di display pieghevoli. Già nel 2014 Samsung aveva lanciato un trailer di una ipotetica tecnologia, in grado di produrre schermi piegati su sé stessi, di qualità e da integrare praticamente ovunque, in primis sugli smartphone. A qualche mese di distanza, una tecnica del genere è diventata realtà grazie all’OLED, che permette di ottenere pannelli flessibili e resistenti, anche dopo centinaia di apri e chiudi. Nella strategia di Samsung, il prodotto che dovrebbe rivoluzionare il mercato della telefonia mobile è il Galaxy X, già nei suoi laboratori da un po’ (una sorta di Area 51 hi-tech), perché portatore di un nuovo concetto di telefonino, che prende in prestito un bel po’ di design dai modelli del passato. Avete presente il Motorola Razr e, ancor prima, lo StarTAC? Bene, immaginate adesso di aprire uno di questi due modelli e di vedere, al posto della tastiera qwerty, un altro display, che diviene un tutt’uno con il primo.
Doppia visione
Chiameremo tale tecnologia dual screen, perché di fatto è quella che consente di avere un’ampiezza di visione prolungata su un doppio schermo, legato da una cerniera posteriore quasi invisibile. Non dunque un vero pannello pieghevole, almeno nel senso stretto del termine, ma un doppio display leggermente curvo alle estremità che da la sensazione di continuità in 16:9. Un bel modo di intendere la tecnologia flessibile, non c’è che dire, in attesa di vedere schermi davvero flessibili, da modellare a piacimento e adattati a singole esigenze. Se avevamo già anticipato la realizzazione di un prodotto simile entro il 2017, pare invece che il Galaxy X non vedrà la luce prima del 2019, sia per motivi tecnici che strategici, con la volontà di massimizzare la notorietà della gamma “S” e “Note” prima di voltare definitivamente pagina con la lettera magica: la “X”.