Il direttore dell’Fbi, James Comey, conferma che lo sblocco dell’iPhone di San Bernardino da parte di Apple creerebbe un precedente
Le cose stanno volgendo a favore di Apple nella sua battaglia sulla privacy con l’Fbi. Il bureau ha chiesto alla Mela di sbloccare l’iPhone 5C di uno degli attentatori della strage di San Bernardino ma l’azienda di Cupertino, che ha ottenuto il sostegno di grandi aziende come Microsoft e Google, si è rifiutata in nome della protezione dei dati degli utenti. Anche un giudice di New York ha confermato che la Mela non è costretta ad effettuare questo tipo di operazione anche se si trattava di una vicenda riguardante un presunto trafficante di droga. La questione è arrivata fino alla commissione di Giustizia della Camera statunitense dove ieri ha deposto il direttore dell’Fbi, James Comey.
Il numero uno del bureau in precedenza aveva affermato che lo sblocco dell’iPhone sarebbe stato “un caso isolato” in nome della giustizia ma nel corso dell’interrogazione al Congresso ha ammesso che ci sarebbero molti altri smartphone che andrebbero sbloccati per favorire le indagini delle autorità. In sostanza Comey ha confermato la tesi di Apple che il bureau abbia chiesto di entrare in possesso dei dati di molti altri terminali. “Il caso della decrittazione è il più grosso problema che io abbia mai affrontato”, ha dichiarato Comey. Il direttore dell’Fbi ha anche dichiarato che se Apple procedesse allo sblocco dell’iPhone di San Bernardino ciò creerebbe un precedente che potrebbe portare ad altre richieste. Domani è attesa la testimonianza di Brice Sewell, uno dei numero uno dell’ufficio legale di Apple.