Il CEO di Google, Sundar Pichai, ha espresso la sua opinione sull’ingiunzione che impone ad Apple di supportare l’Fbi nelle indagini su San Bernardino
In questo momento è in corso un acceso dibattito sulla privacy degli utenti. Il giudice federale Sheri Pym ha imposto ad Apple di supportare l’Fbi nelle indagini sulla strage di San Bernardino, l’attentato terroristico che ha provocato la morte di 14 persone. La Mela dovrà fornire alle forze dell’ordine una chiave di accesso per accedere ai dati contenuti nell’iPhone di uno degli autori del massacro ma il CEO dell’azienda, Tim Cook, non sembra molto d’accordo. Il numero uno di Apple, che a più riprese ha difeso la volontà di non facilitare l’accesso ai dati degli utenti alle agenzie governative, ritiene che l’ingiunzione imposta all’azienda è “un precedente pericoloso” e “un eccesso da parte del governo USA”.
Ora anche Sundar Pichai, CEO di Google, ha commentato su Twitter che la decisione della corte federale creerebbe “un precedente preoccupante”. L’opinione del numero uno di Big G arriva dopo l’appello lanciato dalla talpa del Datagate Edward Snowden, che sempre su Twitter aveva chiesto a Google di dichiarare la sua posizione sul “più importante caso tecnologico dell’ultimo decennio”. Pichai ha poi meglio argomentato il suo pensiero affermando che “le forze dell’ordine e le agenzie di intelligence devono affrontare importanti sfide nel proteggere la cittadinanza dal crimine e dal terrorismo”. “Noi diamo accesso alle forze dell’ordine ai dati sulla base di ordini legali validi – ha continuato Pichai – E’ una cosa completamente diversa richiedere alle compagnia di rendere possibili azioni di hacking degli apparecchi e dei dati dei clienti, potrebbe essere un precedente preoccupante”. Infine, il CEO di Google auspica “un approfondito e aperto dibattito su questa questione importante”.
La questione sulla liceità di dare libero accesso ai dati degli utenti per fatti come quello di San Bernardino ha provocato reazioni contrastanti anche all’interno della scena politica statunitense. Il candidato alle presidenziali per il Partito Repubblicano, Donald Trump, si è detto favorevole all’iniziativa mentre altri difendono la volontà delle aziende della Silicon Valley di proteggere la privacy dei loro clienti. Nel frattempo, il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha sottolineato che il Governo non vuole che Apple inserisca delle backdoor all’interno di iOS ma richiede l’accesso a un singolo dispositivo.