Un giudice ha imposto ad Apple di aiutare l’Fbi a violare lo smartphone di uno degli attentatori ma la Mela non sembra d’accordo
Apple ha sempre voluto difendere la privacy dei suoi utenti impedendo alle agenzie governative di accedere con facilità alle informazioni contenute nei loro iPhone ma questa volta non potrà fare a meno di aiutare le autorità. Un giudice federale statunitense ha ordinato alla Mela di supportare l’Fbi nelle indagini sulla strage San Bernardino. L’azienda di Cupertino, che dovrebbe presentare un nuovo terminale “low cost” il 18 marzo, dovrà quindi aiutare le forze dell’ordine ad accedere ai dati contenuti nello smartphone di uno degli attentatori.
“Forzare il codice sarebbe un precedente pericoloso”, è la risposta arrivata da Cupertino. Il CEO della Mela, Tim Cook, ha a più riprese difeso la politica dell’azienda di non inserire backdoor all’interno del suo sistema operativo. Il numero uno di Cupertino sottolineava che il bisogno di sicurezza non esclude la libertà di proteggere la propria intimità. L’obiettivo è quello di difendere i cittadini dallo spionaggio governativo a seguito dello scandalo Datagate e naturalmente impedire agli hacker di accedere ai dati personali degli utenti. “Opporci a questo ordine non è qualcosa che prendiamo alla leggera. – ha scritto Cook in un comunicato ufficiale – Riteniamo che dobbiamo far sentire la nostra voce di fronte a ciò che vediamo come un eccesso da parte del governo USA”.
Il 2 dicembre del 2015 nella città di San Bernardino, in California, una coppia di islamici radicali, Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik, avevano assaltato un centro per disabili provocando 14 morti e 21 feriti. I due attentatori sono stati poi uccisi in uno scontro a fuoco con la polizia.