KeyCrime: l’IT al servizio della “predictive policing”

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L’innovativo software utilizzato dalla Questura di Milano è all’avanguardia mondiale nella previsione del crimine, ma si cercano risorse e partnership per i prossimi sviluppi

Cosa succede quando si mette in campo la tecnologia non per risolvere sfide di business ma per acciuffare gli autori di un evento criminoso? Quali sono le potenzialità dell’IT applicato a sconfiggere eventi dannosi per la comunità, come furti o rapine? Molte polizie in varie parti del mondo si sono applicate al problema, e perfino l’FBI americano si è cimentato con simili quesiti. Finora però, i fatti sembrano dar ragione a un software tutto italiano, un’eccellenza nella predictive policing – la disciplina che studia la capacità predittiva dei crimini – che sembra davvero aver trovato la “chiave” per risolvere i casi delle forze dell’ordine. Si chiama non per niente KeyCrime ed è stato concepito da Mario Venturi, assistente capo della Squadra Mobile della Questura di Milano.

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“Tutto è iniziato quando mi sono reso conto che all’interno dei fatti descritti dai testimoni delle rapine, soprattutto ai danni di farmacie e supermercati, potevano trovarsi elementi significativi che però a volte non emergevano con chiarezza o non venivano collegati tra loro”, spiega Venturi a Data Manager. Il primo passo è stato costruire un database per raccogliere tutti gli elementi rilevati, poi è seguita la realizzazione di un software vero e proprio con capacità elaborative molto particolari. KeyCrime funziona in base ad algoritmi che analizzano e comparano i dati degli eventi criminosi tra loro, riuscendo a definire un profilo comportamentale dell’autore di tali eventi e quindi a indicare, su base probabilistica, chi colpirà, dove e quando. In pratica, grazie al software, le forze dell’ordine riescono ad arrestare i malviventi, cogliendoli in flagranza di reato perché conoscono in anticipo tempi e luoghi della loro prossima mossa. Ma riescono anche a interrompere le serialità criminali, e in questo modo singoli individui o bande scontano una pena proporzionale per l’intera catena dei reati commessi. “KeyCrime poggia su una base analitica “investigativa” molto consistente, che ho sviluppato con il contributo di specialisti in altre discipline”, prosegue Venturi. La soluzione dei casi, risolti (rapine ai danni di attività commerciali) con il contributo del software, è passata dal 27% nel 2007, anno in cui è stato introdotto il suo utilizzo e nel corso del quale si sono avute 700 rapine, al 63% nel 2014; con punte dell’84% per le rapine perpetrate ai danni di farmacie. Questi risultati hanno creato un reale effetto di deterrenza che ha permesso di ridurre questo tipo di crimine del 32% (2014). Nell’anno corrente, si è registrato un ulteriore drastico calo.

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KeyCrime è un prodotto, concesso in comodato d’uso alla Questura di Milano, e in una metropoli come il capoluogo lombardo il suo utilizzo può significare 1.000 rapine in meno all’anno, con un risparmio, per il solo bottino, di circa 3 milioni di euro. “Tutto questo senza contare il taglio dei costi per la Pubblica Amministrazione, in termini di tempo e risorse, oltre che ai benefici per l’intera collettività”. Il prossimo passo è il Machine Learning e l’auspicata diffusione dell’utilizzo di KeyCrime a livello nazionale. Ma per il futuro servono risorse, ed è questo il momento d’investire per far prendere il volo a un prodotto che sta davvero facendo scuola in tutto il mondo, come attestano gli studi di importanti centri di ricerca e istituti sia italiani che stranieri (ad esempio la Essex University nello UK). “Il comune impegno, unitamente all’impiego da parte delle forze di Polizia di nuove e sofisticate tecnologie per l’analisi di eventi criminosi come il software KeyCrime, hanno permesso di raggiungere i risultati ottenuti nel contrastare le rapine nelle farmacie”, ha dichiarato Luigi Savina, Questore di Milano.

“La sperimentazione di KeyCrime – conclude Venturi – è avvenuta in una realtà importante come Milano e su un crimine complesso come la rapina. Questa sperimentazione ha dimostrato l’efficacia del nostro approccio analitico, la cui forza risiede nell’algoritmo del software. Importanti system integrator si sono proposti per sostenere un percorso più ampio dell’intero progetto. Dall’anno scorso KeyCrime è anche in Bizspark di Microsoft che, oltre a offrirci importanti risorse, rappresenta un’ottima vetrina. Oggi manca l’ultimo tassello, sul quale stiamo lavorando: l’individuazione di un partner tecnico/economico per accelerare la realizzazione di KeyCrimeCube, l’evoluzione di KeyCrime, che introdurrà novità di rilievo nell’ambito della Predictive Policing, oggi argomento di forte interesse in tutto il mondo”.

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