Una zona “free-trade” della città rossa permetterebbe al gigante americano di approcciare il mercato asiatico
Si chiama Pengji Information Technology Ltd ed è un’azienda situata all’interno di una zona di libero scambio di Shanghai. Si tratta di una parte del paese dove è in atto una sorta di esperimento economico in cui vige una legislazione più aperta, in cui ci sono incentivi e facilitazioni per chi decide di aprire attività commerciali anche di respiro internazionale. Nella sua corsa alla Cina, Google ha deciso di creare la Pengji Information Technology proprio per approcciare il mercato asiatico, notoriamente ostile ai servizi di Mountain View.
Come ci riuscirà
La neonata compagnia ha come data di fondazione 25 dicembre 2014 ed è registrata come di proprietà della Google Ireland Holdings. Il curioso aspetto, per nulla irrilevante, è stato scoperto dal sito ThePaper.cn, che ha spiegato i suoi principali ambiti di attività: sviluppo di software, system integrator, servizi email, browsing web”. Secondo i media nazionali, Google starebbe testando in questo modo la possibilità di tornare a fare business in Cina dopo che nel 2010, a causa di alcune misure di censura, le sue principali piattaforme vennero bannate dai confini cinesi, tanto che le filiali interne vennero spostate ad Hong Kong, dove sussistono tutt’ora. La possibilità di lavorare in una zona free-trade permetterebbe a Google di capitalizzare anche nel campo delle app vista la possibilità di alzare l’asticella dei guadagni oltre il 50%, a differenza del limite imposto al di fuori del recinto.