Twitter si mobilita contro le minacce di terrorismo

google lotta al terrorismo

Il microblog ha confermato di star prendendo molto seriamente la questione dell’Isis che ha minacciato di morte il suo fondatore

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Un conto è sapere di essere nel mirino di qualche troll, troppo frettoloso a postare idiozie su Twitter ma ben poco pericoloso nel mondo reale e un altro avere dinanzi pazzi criminali come i fautori dell’Isis. Twitter, una volta ricevuta la minaccia di morte per il suo fondatore, ha deciso di agire immediatamente a difesa della sua piattaforma e degli utenti. Attraverso un report inviato la scorsa settimana, il team ha evidenziato come account sostenitori della jihad e dell’Isis abbiano aumentato gli attacchi verbali nei confronti degli utilizzatori del sito, mietendo un bel po’ di terrore anche tra ragazzi, professionisti e semplici cittadini. Per questo, lo stesso Jack Dorsey ha deciso di affidarsi alle forze di polizia per indagare meglio sull’uso terroristico che le persone fanno della sua creatura.

Minaccia reale

“Il nostro team di sicurezza sta investigando per capire che base di verità hanno gli attacchi inviati tramite Twitter – ha spiegato un portavoce – gli organi di polizia ci aiuteranno a verificare quali sono davvero collegati ad appartenenti all’Isis e in che modo possiamo fermarli”. Twitter, dal canto suo, ha già una serie di misure di protezione relative agli iscritti che subiscono minacce online. Ma il punto è che una volta bannato, le stesse autorità possono fare ben poco, a livello di intelligence, per individuare un utente e analizzare se sia davvero un pericolo o solo un troll della rete. I numeri cominciano ad essere però importanti. Secondo lo studio “The Isis Twitter Census“, sono almeno 46.000 gli account Twitter che da settembre a dicembre del 2014 hanno promosso l’Isis anche se pare che molti siano utilizzati dalle stesse persone.

Leggi anche:  Consumatori italiani più esigenti e informati: la nuova sfida per retail e GDO