Iran pronto a negoziare con Facebook, Twitter e Google

iran apre facebook twitter youtube

Il governo è pronto a discutere con le compagnie americane il ritorno nel paese a una condizione: “Rispettate i nostri valori”

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Il ministro delle telecomunicazioni e dell’information technology iraniano, Nasrollah Jahangard, ha aperto le porte ai big dell’internet statunitense. I vari Facebook, Twitter e Google sono stati censurati nel corso degli ultimi mesi perché rei di permettere a ribelli e gruppi di opposizione di fare propaganda contro il governo in Iran. Adesso però le cose potrebbero cambiare. “Siamo pronti a negoziare con loro se accetteranno le nostre norme su cultura e politica, solo così potranno offrire i loro servizi in Iran” – ha detto ieri il ministro all’agenzia Fars. Secondo Jahangard basterebbe dunque sottostare alle leggi del paese per riaprire i rubinetti informatici delle piattaforme bannate all’interno della regione.

La storia

Le autorità in Iran hanno bloccato l’accesso alle reti di Facebook, YouTube e Twitter sin dal 2009 quando cominciarono le proteste contro il presidente Mahmoud Ahmadinejad in vista delle nuove elezioni. Secondo la maggioranza è ora giunto il momento di applicare quello che è stato definito come “filtro intelligente” al web, almeno in un periodo di prova di sei mesi in cui il governo vigilerà sui contenuti pubblicati dagli utenti su internet chiedendo alle compagnie di intervenire per cancellare post ritenuti offensivi o criminali. “Stanno aspettando le condizioni legali a livello internazionale per cominciare ad operare con convenienza in Iran  ma altre compagnie al di fuori degli Stati Uniti lo stanno già facendo e hanno cominciato le negoziazioni” – ha dichiarato Jahangard. Nessun commento su quali aziende abbiano già trovato un accordo con l’Iran, ma c’è da scommettere che con l’obiettivo del nucleare sempre in prima linea, difficilmente Facebook e Co. decideranno di auto-censurarsi pur di entrare in un paese dove “democrazia” è una parola ancora da completare.

Leggi anche:  Gemini è razzista? Google spiega cosa succede al suo chatbot