Netflix anche a Cuba e l’Italia aspetta

Il popolare servizio di video streaming sbarca nell’isola di Fidel anche se i termini di utilizzo prevedono delle condizioni ben precise

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Chi pensa che l’apertura di Cuba agli Stati Uniti non porti piacevoli sorprese dovrà già ricredersi. Da qualche ora infatti Netflix, la tv a pagamento in streaming nata negli USA, è disponibile anche a nell’isola di Fidel Castro, con grande sorpresa degli utenti. Il costo per accedere al servizio è lo stesso vigente negli States: 7,99 dollari al mese. Per iscriversi, i cubani dovranno utilizzare però una carta di credito internazionale basata dunque su circuiti riconosciuti non solo all’interno del paese. Si tratta di una tutela più che dovuta da parte di un’azienda che porta a Cuba in via sperimentale la sua piattaforma di video streaming. Secondo molti, l’arrivo di Netflix è più in via teorica che pratica visto che l’adozione di internet nel paese è più un miraggio che uno stato di fatto.

Colonizzazione 2.0

Tuttavia l’entusiasmo da entrambi le parti è alto. Secondo Reed Hastings, co-fondatore e CEO di Netflix: “Ora i cubani potranno connettersi alle storie provenienti da tutto il mondo. Siamo felici di aver portato il nostro progetto anche a loro”. Seppur si tratti di un primo modo per approcciare il pubblico isolano dopo le restrizioni imposte dal governo dagli anni ’60, l’azienda ha spiegato che la disponibilità di Netflix precede un reale coinvolgimento dell’accesso internet nel paese cosi da farsi trovare pronta quando più persone avranno la possibilità di viaggiare sul web. Non a caso i nuovi accordi tra USA e Cuba prevedono una certa apertura del mercato tanto che compagnie statunitensi potranno vendere i loro servizi internet ai residenti. Ci si chiede a questo punto quando anche gli italiani potranno accedere a Netflix. Al di là delle dispute tra fornitori di contenuti e agenzie, sembra oramai giunto il momento di adeguarsi e abbracciare lo streaming multi-piattaforma.

Leggi anche:  Per OpenAI è impossibile addestrare l’IA senza violare il copyright