Disponibile in versione alpha, Project Malestrom è stato sviluppato per utilizzare il protocollo di BitTorrent anche per navigare in rete, sfruttando il peer-to-peer
Il concetto è molto simile a quello dei torrent: invece di ospitare i contenuti su un server centrale, BitTorrent li pesca dai computer degli utenti che li mettono a disposizione dei loro colleghi, velocizzando e ampliando l’offerta. In realtà il successo dei torrent si deve soprattutto alla diffusione di materiale protetto da copyright che, proprio grazie alle persone che utilizzano il programma di peer-to-peer, diventa accessibile in qualsiasi momento e da ogni parte del mondo. A differenza di The Pirate Bay, chiuso con l’accusa di facilitare l’accesso illecito a contenuti digitali sotto le norme del diritto d’autore, Bit Torrent non è un sito o un portale web, ma un modo di intendere internet in maniera diversa, fatto dalle persone per le persone, senza cervelli centrali che distribuiscano il sapere come vogliono.
Internet condiviso
Al di là della correttezza dei contenuti condivisi sulla piattaforma, c’è da dire che la nuova idea di BitTorrent è rivoluzionaria, almeno per come viene inteso il web oggi. La possibilità di accedere ad informazioni conservate fisicamente sui computer di altre persone connesse in rete, rappresenta l’obiettivo primario di Internet: creare una rete aperta, posta pur sempre sotto il controllo di un’etica ma non sotto il dominio gestionale di pochi soggetti. Che è un po’ quello che succede oggi con una ristretta cerchia di nomi che, tra i vari Google, Facebook, Twitter ed Amazon, si ritrovano tra le mani i dati e le informazioni di gran parte dei navigatori della rete.
Project Maelstrom
BitTorrent vuole cambiare tutto questo. Per farlo ha pensato di rilasciare un browser, chiamato Maelstrom, che ha il vantaggio di non appoggiarsi su server esterni ma solo sui computer degli utenti che decidono di supportare il servizio. Niente aziende da hackerare, niente occhi indiscreti della NSA, solo una grande rete decentralizzata che si occupa esclusivamente del “come” (le metodologie di trasporto dei file) e non del “chi”, “cosa”, “quando” e “perché”. Sul blog della compagnia il CEO Eric Kinkler ha spiegato: “Se avrà successo crediamo che questo progetto possa aiutare a risolvere molti dei problemi che internet riscontra oggi. Come si può mantenere il web aperto e neutrale e allo stesso tempo preservare i dati privati e le informazioni di chi lo utilizza?” In parole povere, tutti i file che costituiscono un sito verrebbero mantenuti solo sui computer dei gestori e non su server e servizi di hosting. Secondo BitTorrent, questo è l’unico modo per proteggere i dati diffusi in rete, visto che le agenzie di spionaggio, in questo modo, dovrebbero hackerare ogni singolo utente della rete; che è pur sempre una probabilità ma certamente meno semplice della violazione ad una singola azienda che conserva dati di milioni di siti web. Inoltre la “riverniciata” di BitTorrent, come servizio di browser P2P, permetterebbe all’azienda di togliersi di dosso l’etichetta di brand legato alla pirateria, aprendosi dei varchi nella nuova era del web “senziente”.