A bordo della Stazione Spaziale Internazionale gli astronauti hanno riprodotto un piccolo gadget, in vista della realizzazione di piccole parti di ricambio
Prendiamolo come un esperimento. A migliaia di chilometri sopra le nostre teste c’è chi utilizza una stampante 3D nello Spazio. Si tratta degli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale che qualche ora fa sono riusciti a riprodurre una piccola scritta, Made In Space NASA, in tre dimensioni. La stampante era stata portata a bordo lo scorso settembre, durante la missione SpaceX. Si tratta di un oggetto speciale, che non troverete nei negozi dedicati, in grado di lavorare in assenza di gravità dalla compagnia californiana “Made in Space”. Si tratta di una prima storica di grande rilievo. In precedenza l’azienda costruttrice aveva testato la sua stampante in condizioni di microgravità ma nessuno poteva prevedere come l’oggettino si sarebbe comportato nello Spazio. Ma a cosa potrebbe servire una stampante 3D agli astronauti?
Ricambi auto-prodotti
Uno degli utilizzi migliori sarebbe l’auto-produzione di pezzi di ricambio che servono nell’immediato. Sappiamo quanto tempo (e costi) servano per portare piccoli moduli di rifornimento agli astronauti, compreso cibo, bevande e componentistica. L’idea è dunque quella di permettere direttamente agli orbitanti di sviluppare da soli i pezzi più piccoli che possono servire in particolari situazioni, non obbligatoriamente d’emergenza. La stampante Made In Space utilizzata un materiale termoplastico, come quello presenti in altre stampanti “terrestri”, ma con una differenza: la plastica usata per raffreddare l’oggetto prodotto permette alla composizione di rimanere fissata sul piatto, senza che i singoli strati vadano in giro per la navicella, un prerequisito essenziale se non si vuole avere piccoli pezzi di plastica sparsi per la ISS.
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