Wearable: un mercato pronto al decollo anche in Italia secondo IDC

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Gli ultimi annunci destinati ad accelerare l’adozione di dispositivi indossabili. Cosa sono i wearable e in quali principali categorie si suddividono secondo IDC

Sull’onda degli annunci degli scorsi giorni, IDC prevede una forte accelerazione delle vendite complessive di wearable device nel mondo e una maggiore penetrazione di questi dispositivi in Italia, con un’evoluzione del mercato caratterizzata dalla propulsione congiunta di tre categorie.

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Nel 2013, a livello mondiale, sono stati venduti 6,2 milioni di wearable device, sottolinea IDC. Entro la fine del 2014 le consegne nel mondo raggiungeranno quota 19,2 milioni, con una crescita del 209%. Nel 2018 le stime di IDC indicano che saranno consegnati 111,9 milioni di wearable device, il che porterà la crescita media annua (CAGR) nel periodo 2013-2018 ad assestarsi sul 78,4%.

Anche in Italia, afferma IDC, il fenomeno dei wearable device è pronto a decollare. Nel 2014 si prevede una crescita, rispetto al 2013, superiore al 190%, per un totale di circa 700 mila unità vendute. Nel 2018 verranno consegnati quasi 3 millioni di wearable device nel nostro Paese, con una crescita media annua nel periodo 2013-2018 pari al 67%. La crescita in termini di valore del mercato sarà ancora superiore: nel 2013 i ricavi associati ai wearable device sono stati intorno ai 27 milioni di euro, ma aumenteranno in media del 75% ogni anno, arrivando nel 2018 a superare i 450 milioni di euro.

Per meglio comprendere il trend di questo mercato, è necessario inquadrare i recenti annunci secondo l’esatta definizione di wearable device, alla luce soprattutto delle tre principali categorie di prodotto individuate da IDC.

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Innanzitutto, possono essere definiti wearable device tutti quei dispositivi indossabili con un microprocessore all’interno, dal semplice orologio digitale ai più sofisticati device full-body per la realtà aumentata. Per praticità, vengono però distinti tre tipi di wearable device, capaci di elaborare dati, di dialogare con uno smart connected device (PC, smartphone o tablet), se non addirittura di connettersi autonomamente in rete senza appoggiarsi ad altri device.

Nell’ordine, dal wearable device meno evoluto al più evoluto, ecco le tre categorie:

Complex Accessories: sono device creati per poter lavorare solo parzialmente in modo indipendente e che richiedono la connessione ad uno smart connected device per poter essere pienamente operativi. In questa categoria rientra gran parte degli innumerevoli braccialetti per il fitness o per il controllo dell’attività sportiva. Questi raccolgono dati e in alcuni casi comunicano tramite display, tuttavia necessitano di un offload dei dati su internet, tramite un device connesso, per poter salvare le attività ed elaborarle.

Smart Accessories: sono dispositivi che hanno la possibilità di installare app o software di terze parti, che ne possono quindi ampliare le funzionalità. Per la piena operatività di questi dispositivi rimane comunque necessaria la connessione a uno smart device, a sua volta connesso a internet. Esempi di device di questo tipo sono molti smartwatch, quelli non dotati di SIM per intenderci, tra i quali anche l’Apple Watch.

Smart Wearables: sono device che possono funzionare in piena autonomia, senza la necessità di appoggiarsi ad altri device. Si connettono autonomamente a internet e hanno la possibilità di istallare app e software di terze parti, con l’intento di espanderne le funzionalità. Un esempio di questi device sono i Google Glass o gli smartwatch dotati di SIM, come l’ultimo modello annunciato da Samsung.

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Nel 2013, a livello mondiale, oltre il 70% dei wearable device venduti è stato di tipo Complex Accessories e meno di un terzo Smart Accessories. Dopo gli ultimi annunci, i Complex Accessories inizieranno a essere cannibalizzati dagli Smart Accessories: il prezzo medio di questi device calerà nei prossimi anni e le loro funzioni incorporeranno sempre più quelle offerte dai Complex Accessories, tanto più quanto si svilupperà l’ecosistema di app per questo tipo di device. In Italia, secondo stime IDC di inizio 2014, più di 8 wearable device venduti su 10 sono stati Complex Accessories, ma in futuro il mix fra le tre tipologie cambierà: nel 2018 i device Smart (Accessories e Wearables) arriveranno a rappresentare circa la metà dei device venduti nel nostro Paese.

In definitiva, il mercato italiano dei wearable device, con un lieve ritardo rispetto al mercato USA, avrà crescite molto interessanti, beneficiando anche della capillare diffusione degli smartphone e delle piattaforme OS ormai ben note agli utenti. Anzi, proprio la saturazione del mercato smartphone costituirà una leva per la diffusione dei wearable device. Sarà però importante il fattore prezzo.

Secondo le ultime ricerche di IDC a livello mondiale, i wearable device che i consumatori preferirebbero acquistare e perciò indossare sono i braccialetti e soprattutto gli orologi (gli smartwatch), con oltre il 40% delle preferenze, seguiti a breve distanza dagli occhiali. Dispositivi specifici, come i capi di abbigliamento e le scarpe, sono sotto il 25%. Questo tipo di device per ora è associato principalmente solo all’allenamento, con un target quindi troppo specifico.

“Perché i wearable device abbiano successo sul mercato saranno importanti sia l’estetica che la funzionalità. Gli annunci fatti negli ultimi giorni dai principali produttori hanno dimostrato un’attenzione particolare alla ‘good looking technology’; chi riuscirà ad abbinarla a un’esperienza d’uso immediata riuscirà ad accaparrarsi buone fette di mercato e di ricavi”, commenta Gabriele Roberti, Senior Research Analyst di IDC Italia. “Come è già successo nel mercato degli smartphone, i device su cui è più evidente l’effetto moda potranno beneficiare di un premium price. Le applicazioni health/fitness nel breve-medio termine saranno le più diffuse, ma saranno affiancate da quelle per la localizzazione/navigazione e da quelle che riusciranno a unire ‘context awareness’ e social”.

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Data la predisposizione del mercato italiano a spendere per device premium price che rappresentino uno status symbol, il lancio di device ben integrati con i più comuni smartphone e con design particolarmente attraente potrebbe alla fine risultare il fattore vincente.