Eric Schmidt, presidente di Big G ha ascoltato le voci degli utenti italiani nel tour che lo vede toccare le principali città del continente
L’obiettivo di Google è davvero etico: ascoltare le voci delle persone che utilizzano ogni giorno i suoi prodotti, per capire come migliorali e, soprattutto, come mettere al sicuro la privacy. Su piattaforme che fanno del sapere condiviso la loro caratteristica principale non è di certo un compito semplice. Eric Schmidt si presenta all’Auditorium Parco della Musica davanti ad una folta schiera di giornalisti, tecnici ma anche semplici navigatori, pronto a rispondere alle domande e a prendere atto delle richieste principali. Il primo incontro europeo di Google si era aperto a Madrid il giorno prima della visita a Roma. Assieme a Schmidt, nel comitato consultivo di Google ci sono anche David Drummond, CLO di Big G, Frank La Rue, inviato dell’ONU per la promozione e la tutela del diritto alla libertà di opinione ed espressione, Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford e Sylvie Kauffman, direttore di Le Monde. Folta la schiera di esperti italiani tra cui il presidente di Confidustria Digitale, Elio Catania, l’avvocato Guido Scorza, la scrittrice Lorella Zanardo e il giornalista Gianni Riotta.
Google chiede aiuto
Intanto proprio ieri è arrivato l’aggiornamento delle richieste fatte a Google in tutta Europa per la rimozione dei link che contengono informazioni personali ritenute “non più pertinenti”. Sono 120.000 nel totale le domande sottoposte al colosso di Mountain View, italiani compresi. Lo stesso Schmidt a Roma ha espresso la sua opinione in merito alla sentenza dell’Unione Europea che ha, di fatto, sancito l’obbligo per Google di accettare le richieste di rimozione degli utenti. “Rispettiamo le decisioni della Corte europea – ha detto – ma abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno di maggiore chiarezza”. Che poi è il fine ultimo del tour europeo voluto dall’azienda, che vuole tornare negli USA con le idee più chiare su come soddisfare al meglio le necessità dei navigatori. il problema principale sarà mantenere la necessaria trasparenza sui prodotti marchiati G tutelando però le informazioni che potrebbero ledere la privacy delle persone. Il rischio è quello di cancellare notizie entrate oramai nella storia di ognuno, con quella che diventerebbe (i casi ci sono già) una censura legalizzata. Come dire: “Cancelliamo si, ma con prudenza”.