Google: rifiutato il 50% di richieste d’oblio

Nonostante l’apertura nei confronti degli utenti, il numero delle rimozioni dai risultati di ricerca è pari solo alla metà delle richieste

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Il diritto all’oblio è un tema di vitale importanza. Se ne sono accorti anche da Bruxelles dove la scorsa settimana si è tenuto un incontro con il gruppo di lavoro “G29”, un’occasione per discutere del modo in cui i motori di ricerca applicano l’indicazione europea verso i propri utenti. Il problema potrebbe essere quello di un’eccessiva “personalizzazione” delle regole di ogni singola azienda web, che intende dare la possibilità ai propri utenti di avvalersi del diritto all’oblio. Per questo la Commissione Europea vuole entrare pienamente nelle procedure di richiesta e rimozione dei riferimenti personali dalle pagine di ricerca, analizzando il modo in cui le singole procedure vengono processate, rimosse, oppure rifiutate.

Rimozione si, rimozione no

Durante l’incontro del “G29”, Google ha dichiarato di aver accettato il 50% delle domande effettuate dagli utenti, di aver richiesto ulteriori informazioni nel 20% dei casi e di aver respinto il 30% rimanente. Secondo il gruppo europeo si tratta di una media accettabile ma i cui numeri vanno giustificati. Il riferimento è ovviamente a quel 30% di richieste negate, per le quali Google non specifica i motivi. “Bisogna dare sempre chiare informazioni sulle ragioni dell’eventuale rifiuto – spiegano dal gruppo – per evidenziare casi specifici di interesse”. Ricordiamo come le richieste di ogni singolo paese, se prese in carico, andranno ad influenzare solo i risultati di quel paese. Così se un utente decide di avvalersi del diritto all’oblio in Italia, i risultati di ricerca che lo riguardano saranno oscurati all’interno del territorio italiano, ma pienamente visibili dalla versione globale Google.com.

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